Nel convegno di SEAC Cefor, l’analisi della certificazione PDR 125
La parità di genere non è solo una misura di equità ma anche un grande volano per lo sviluppo delle imprese: per questo, molte aziende si stanno attivando per ottenerne la certificazione. Questo è stato il tema del convegno organizzato da SEAC Cefor, in partnership con Confcommercio-Imprese per l’Italia ed UNITER: “Queste opportunità non hanno a che fare solo con diritti e giustizia sociale ma sono elementi indispensabili per le aziende per la produttività – ha chiarito la Direttrice di SEAC Cefor Lisa Lancorai – e la formazione è il passaggio chiave per attivare un percorso di cambiamento”. L’assessora alle pari opportunità e Vice Presidente della Provincia Autonoma di Trento Francesca Gerosa ha sottolineato che formazione ed educazione sono i pilastri essenziali per individuare nuove sensibilità, e che la scuola è il luogo cardine su cui puntare. Claudia Gasparetti, Presidente del Comitato per la promozione dell’imprenditoria femminile della CCIAA di Trento, ha ribadito che intraprendere un percorso di certificazione di parità di genere non ha a che fare con il mero ottenimento di un bollino, ma permette di far crescere le aziende e ne migliora il clima aziendale.
La disuguaglianza di genere
Sotto la guida di Marcella Loporchio, esperta di Human Power, linguaggio inclusivo e parità di genere, il convegno ha attraversato i diversi aspetti legati al fenomeno. Barbara Poggio, Prorettrice alle politiche di equità e diversità dell’Università di Trento, ha illustrato i dati sconfortanti forniti dal Global Gender Gap Report, secondo i quali ci vorranno 131 anni per arrivare alla parità e 268 per ottenerla dal punto di vista della partecipazione economica; l’Italia si afferma al 104° posto per la partecipazione e le opportunità economiche. Asimmetrie nei carichi di cura e nel lavoro part time, cui le donne spesso accedono per necessità, comportano poi differenziali salariali e pensionistici, specie in provincia di Trento: a volte gli strumenti di conciliazione vita lavoro possono finire per penalizzare le carriere. Un valore su tutti: su 101.000 posizioni lavorative lasciate post-Covid, 99.000 erano ricoperte da donne.
Il percorso di certificazione
Perché intraprendere il percorso di certificazione? Perché è giusto, per rispettare i vincoli normativi, perché è sostenibile e perché conviene alle imprese. Arianna Piccolotto, Ufficio Innovazione e Sviluppo della Camera di Commercio di Trento ha offerto un’interessante panoramica: sottoposte ad un test autovalutativo sulla sostenibilità dei tre criteri ESG, su 539 imprese solo il 12% ha ottenuto un risultato positivo rispetto alla parità. I risultati positivi però ci sono: il 59% delle imprese ha messo in atti iniziative in questa direzione e quasi la metà delle imprese ha dimostrato un’attenzione verso le tematiche in oggetto.
Per le aziende è importante riuscire a comunicare le iniziative che intraprendono: la UNI/PDR 125:2022 può essere un modo, che rende così più attrattivi i luoghi di lavoro, dato che oggi le persone oggi cercano aziende che abbiano rispondenza ali loro valori. Natascia Masi, Responsabile Certificazione Parità di Genere UNITER, ha illustrato le caratteristiche dell’organismo di certificazione del mondo Confcommercio che ha un aspetto innovativo, perché va direttamente dentro le imprese, facendo sì che diventino protagoniste di questo percorso verso un minore divario di genere. E il meccanismo alle imprese offre diversi vantaggi, tra i quali la riduzione delle fideiussioni per la partecipazione gare pubbliche, lo sgravio dell’1% dei contributi a carico dei dipendenti, un vantaggio premiale nelle gare pubbliche. Inoltre, all’interno di una filiera, la certificazione può creare un circolo virtuoso su clienti e fornitori. Non si pensi che si tratta solo di un percorso per grandi imprese: anzi, sono molte le piccole che finora si sono attivate, specialmente le cooperative sociali.
Il caso di Interlanguage
Infine, un case study: Stefano Gualdi, Managing Director Administration ed HR Interlanguage, ha raccontato ai partecipanti i benefici apportati nella sua azienda dal percorso di certificazione: “Facevamo tante cose nell’ambito della parità ma non sapevamo come comunicarlo. La certificazione permette di comunicare lo sforzo etico che fai in azienda, ed ancora prima di identificare i percorsi per raggiungere un migliore standard etico. E poi, migliorare significa un profitto in più, grazie anche ad un clima aziendale è molto più positivo: UNI/PdR per noi è stata un volano importante. Vi consiglio di farlo, non solo perché è giusto eticamente, ma perché di fatto fa guadagnare di più”.